Relazioni, l’impotenza che genera l’ ‘in-potenza’
Si è destinati a contattare l’impotenza ogni volta che il cambiamento lo si cerca negli altri e non in sé stessi. Innamorati delusi segnatevi, da qualche parte, questa frase, possibilmente portatela sempre con voi e andate a rileggerla ogni tanto. Sebbene dubiti, in genere, che offrire soluzioni o consigli possa essere di qualche utilità, riassumere un po’ di “sana” comune esperienza credo possa permettere di sentirsi meno sbagliati. E, quando si parla di amare, le conseguenze possono essere anche tali, si sa. Della parola cambiamento c’è un utilizzo diffuso, soprattutto nel campo della psicologia; esso è il fine ultimo, vi si cerca la chiave per combattere ogni malessere, modificare vecchi schemi comportamentali, ridare slancio alla propria vita. Il risultato ottenuto è il primo parametro del grado di cambiamento realizzato, il semplice stare meglio può essere un esito più che decente.
Quando le cose non vanno, di solito, si danno due possibili spiegazioni: sono sbagliato io o sono sbagliati gli altri; le vie di mezzo possono essere soluzioni razionali, ma emotivamente poco convincenti. Se in medio stat virtus, non sempre è la virtus quello che sta maggiormente a cuore alle persone. Pensare di poter cambiare l’altro ha un potere di seduzione tale che, per trovare qualcuno che non ne abbia esperienza, bisognerebbe quanto meno spostarsi di pianeta, al momento cosa poco praticabile. Nulla di cui vergognarsi comunque, anzi siatene un po’ orgogliosi, èattraverso gli errori che ci si corregge. Per quanto poco si desideri parlare dei propri insuccessi, sono loro a formare quel che siamo. Vi assicuro che scriverlo è molto più facile che pensarlo, ma è così. Quel che non si realizza può avere da dire non meno di quel che si realizza, a patto di prestargli attenzione.
L’altro non cambia, se siamo noi a volerlo, ma se è lui a deciderlo e solo nell’ipotesi che sia sempre lui ad avvertire come necessaria la messa in discussione del proprio comportamento; in caso contrario rispedirà tutto al mittente, anche con una certa forza di persuasione e, sebbene egli agisca per il proprio unico interesse, pur non volendolo, qualcosa di sensato può esservi sempre preso. E’ semplice ed immediato pensare che siano gli altri ad essere sbagliati. Non che gli altri siano effettivamente sempre questo gran modello di salute mentale, siamo d’accordo, ma, se a questi ci leghiamo, siamo noi a sceglierlo, se le casualità esistono è possibile che non collaborino. E’ vero, con in campo i sentimenti, a parole, siam leoni, mentre a fatti, decisamente qualcosa in meno, ma è indubbio che ricerchiamo anche proprio la diversità nella quale non solo ci si è imbattuti, ma di cui ci si è anche invaghiti. Sono convinto che, se certe persone cambiassero come desidererebbero i loro partner, avremmo molti più fallimenti di coppia di quanti ce ne siano mai stati finora.
Non provate a spiegare con la ragione l’essere umano, della ragione si serve solo quando gli fa più comodo per poi dimenticarla nel momento del bisogno. Siamo a lei debitori nella vana speranza che non pretenda mai il saldo, ma possiamo solo aumentare il debito o rimandare continuamente l’ultima rata. Soffrire dà dipendenza, è una droga facile da reperire, molto potente, non costa nulla, non scatena riprovazione sociale ed è perfettamente legale. Le comunità per i tossici della sofferenza sono a cielo aperto e accolgono chiunque, senza distinzione. Se non si può cambiare una persona si contatta l’impotenza, ma anche l’“in- potenza” che è dentro di noi per uscire fuori da quella situazione, il cambiamento possibile è solo quello che parte da sé stessi e si conclude laddove è iniziato. E’ un attimo pensare che ad essere sbagliati siamo noi, ma, anche se così fosse, su di noi abbiamo il potere di agire che sull’altro non potremo mai avere. E’ proprio il caso di dire che, se siamo noi il problema, siamo noi anche la soluzione. Il sentirsi disarmati è solo essere diversamente armati.