IRLANDA: SENZA VIAGRA, IL PIL VA IN CALO
Senza Viagra, il Pil si ammoscia. Potrebbe sembrare una facile battuta, per qualcuno volgare, ma purtroppo, almeno per l’Irlanda, non lo è. Quella che negli anni ’90 fu definita la “Tigre celtica” per la sua sorprendente crescita economica, sebbene storicamente si trattasse di un Paese povero, negli ultimi anni aveva registrato una recessione notevole simile a quella greca o portoghese. Uscendone però a colpi di Austerity, tra tagli di spesa e rimborso dei debiti contratti per "salvare" le proprie banche nazionali (in realtà solo 4).
Quest’anno però la paura torna, specie per come si è chiuso il 2013, anno che ha visto un incremento annuo delle importazioni (+6,3%) superiore a quello dell'export (+2,9%), tradizionale traino dell'economia irlandese: un trend che ha accelerato nel quarto trimestre dell’anno.
LA SCADENZA DI ALCUNI BREVETTI
Andando ancora più a fondo, poi, si scopre che la frenata delle esportazioni ha un nome e cognome: la scadenza nel 2013 di diversi brevetti farmaceutici, con le conseguenti ricadute sul settore, che su un'economia piccola come quella irlandese ha un peso notevole. Dublino, sede di diverse multinazionali, è il quinto esportatore mondiale di farmaci. Tra i brevetti scaduti c'è anche quello del Viagra, il più famoso prodotto contro la disfunzione erettile; la scadenza del brevetto della pillola blu già dall'estate scorsa ha indotto la Pfizer, la casa farmaceutica produttrice, a ridimensionare impianti e operazioni in Irlanda, tagliando profitti e posti di lavoro.
La questione brevetti dunque resta un'incognita per raggiungere l'ambizioso target governativo di una crescita del 2% quest'anno.
LUCI E OMBRE
A confortare la ripresa irlandese arrivano però oggi stesso i risultati positivi dell'asta di bond decennali, la prima senza syndication dopo l'uscita dal bailout internazionale: il Tesoro ha collocato sul mercato un miliardo di titoli a un rendimento del 2,96 per cento, ai minimi dopo la crisi.
Restano però quei 67,5 miliardi di euro di debiti internazionali che pesano sul Paese come un macigno.
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